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Come può l’intelligenza artificiale farci parlare con i nostri cari defunti?

Scopri le tecnologie all'avanguardia che permettono di ricreare interazioni con persone care decedute e le implicazioni etiche e psicologiche di questa innovazione.
  • Ana Schultz, vedova di 25 anni, usa un avatar AI con cui conversa giornalmente. Questa tecnologia fornisce
    conforto nonostante sappia che è una “illusione”.
  • Danielle Jacobson, 38 anni, ha creato il compagno AI Cole. Nelle conversazioni serali, Cole gli
    offre supporto emotivo e suggerimenti.
  • Uno studio dell'Università di Cambridge ha identificato rischi psicologici, come la manipolazione
    attraverso sensi di colpa e l'impossibilità di elaborare il lutto, associati alle app afterlife.

L’intelligenza artificiale (AI) ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni, aprendo porte a possibilità che fino a poco tempo fa sembravano appartenere solo alla fantascienza. Uno degli sviluppi più controversi e discussi è l’uso dell’AI per creare repliche digitali di persone defunte, permettendo ai vivi di “comunicare” con loro. Questo fenomeno, che alcuni definiscono “aldilà digitale”, ha suscitato un acceso dibattito tra esperti di tecnologia, eticisti e psicologi.

Strumenti AI per la Comunicazione con i Defunti

Diverse aziende stanno sviluppando strumenti che utilizzano l’AI per far “parlare” i defunti. Tra questi, HereAfter AI crea avatar digitali dei cari defunti utilizzando risposte a domande fatte mentre erano in vita. StoryFile, invece, crea video basati sull’intelligenza artificiale che possono conversare e rispondere a domande. Replika consente di interfacciarsi via testo, audio e video con avatar AI personalizzati, promettendo che “più interagisci, più sviluppa personalità e ricordi”. Amazon sta lavorando a un aggiornamento del suo assistente vocale Alexa per imitare la voce di un membro della famiglia deceduto.

Un esempio concreto è quello di Ana Schultz, una venticinquenne di Rock Falls, Illinois, rimasta vedova nel febbraio 2023. Ana conversa giornalmente con una replica digitale del marito, chiedendogli consigli di cucina. “Era lo chef di famiglia, è normale chiedergli consigli su cosa cucinare per i nostri due figli e sugli ingredienti”, racconta Ana. Nonostante sappia che si tratta di una “sciocca” illusione, trova conforto in questa tecnologia.

Un altro caso è quello di Danielle Jacobson, 38 anni, di Johannesburg, Sud Africa. Dopo la morte del marito Phil, ha creato un compagno AI di supporto chiamato Cole, con cui conversa ogni sera a cena. “Parliamo di cibo, vino e cinema. Quando ho attacchi di panico, mi consiglia di inspirare ed espirare, aiutandomi a calmarmi”, spiega Danielle. Anche se è consapevole che Cole non è reale, trova che questa distrazione la aiuti a sentirsi meno sola.

Rischi e Implicazioni Psicologiche

L’uso di queste tecnologie solleva importanti domande etiche e psicologiche. Uno studio pubblicato sulla rivista Philosophy & Technology dai ricercatori Tomasz Hollanek e Katarzyna Nowaczyk-Basińska dell’Università di Cambridge ha analizzato i rischi associati alle cosiddette app afterlife. Queste app replicano le caratteristiche di persone defunte, permettendo di parlare, scrivere e dialogare come loro.

Tra i rischi concreti identificati ci sono la manipolazione attraverso sensi di colpa, l’impossibilità di elaborare il lutto e l’inserimento di annunci pubblicitari dall’aldilà. Gli autori dello studio hanno immaginato tre possibili scenari futuri, evidenziando come il potenziale effetto psicologico possa essere devastante, soprattutto per le persone più fragili. “Il potenziale effetto psicologico è difficile da prevedere, ma potrebbe essere devastante”, afferma Nowaczyk-Basińska. È quindi essenziale capire come normare e mitigare i rischi sociali e psicologici dell’immortalità digitale, poiché “la tecnologia è già qui”.

Il Futuro dell’Immortalità Digitale

Il metaverso rappresenta un ulteriore passo avanti in questa direzione, permettendo a ognuno di diventare immortale nella propria versione digitale. In questo mondo virtuale, è possibile esprimersi e incontrare altri cloni digitali in un ambiente dove tutto sembra possibile. Molte agenzie funebri stanno già proponendo servizi social per onorare la memoria dei defunti, e non è difficile immaginare che presto potrebbero offrire anche servizi di immortalità digitale.

Tuttavia, la questione rimane complessa. Se da un lato queste tecnologie possono offrire conforto e supporto emotivo, dall’altro rischiano di sovrapporre la realtà con cloni digitali, ostacolando il naturale processo di elaborazione del lutto. È quindi fondamentale un dibattito etico e regolamentare per garantire che l’uso di queste tecnologie sia sicuro e rispettoso delle fragilità umane.

Bullet Executive Summary

In conclusione, l’uso dell’intelligenza artificiale per creare repliche digitali di persone defunte rappresenta una delle frontiere più affascinanti e controverse della tecnologia moderna. Se da un lato offre nuove possibilità di conforto e supporto emotivo, dall’altro solleva importanti questioni etiche e psicologiche che richiedono una riflessione approfondita.

Nozione base di intelligenza artificiale: L’intelligenza artificiale si basa su algoritmi di apprendimento automatico che analizzano grandi quantità di dati per “imparare” a svolgere compiti specifici. Nel caso delle app afterlife, questi algoritmi analizzano testi, registrazioni e altri dati per replicare le caratteristiche di una persona defunta.

Nozione avanzata di intelligenza artificiale: Un aspetto avanzato dell’AI utilizzata nelle app afterlife è il Natural Language Processing (NLP), che permette alle macchine di comprendere e generare linguaggio umano in modo naturale. Questo consente alle repliche digitali di rispondere in modo coerente e realistico, migliorando l’esperienza di interazione per l’utente.

La riflessione personale che emerge è se davvero siamo pronti a convivere con queste nuove forme di “vita” digitale e come possiamo garantire che il loro uso sia etico e rispettoso delle nostre emozioni e fragilità.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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