E-Mail: redazione@bullet-network.com
- Dal settembre 2023, il sindacato SAG-AFTRA ha scioperato per proteggere i doppiatori dall'uso improprio dell'IA, chiedendo trasparenza e compensi equi.
- La digitalizzazione e la fruizione in lingua originale hanno marginalizzato il doppiaggio, ma l'IA potrebbe rilanciare il processo di post-produzione con il sound design.
- L'ANAD ha lanciato il movimento #ArtisticIntelligence per proteggere le opere d'arte dall'abuso dell'IA e impedire l'accesso ai fondi pubblici per le produzioni generate artificialmente.
Ecco l’articolo in formato HTML:
html
L’Intelligenza Artificiale nel mondo del doppiaggio: una rivoluzione controversa
L’universo del doppiaggio, caratterizzato da una storia ricca d’eccellenza in Italia, si trova attualmente a fronteggiare quella che potremmo definire una vera rivoluzione: l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale (IA). Questa innovativa tecnologia ha la capacità non soltanto di imitare ma anche di generare sinteticamente la voce umana; tali sviluppi offrono prospettive nuove ma pongono anche domande cruciali riguardo al destino degli artisti coinvolti nella professione e all’importanza intrinseca delle loro interpretazioni artistiche. Non stiamo semplicemente parlando di aspetti tecnologici; qui sono coinvolte questioni profonde relative all’identità culturale così come alla nostra stessa concezione dell’arte.
L’insurrezione dei doppiatori italiani—assieme ai colleghi statunitensi organizzati sotto il sindacato SAG-AFTRA—costituisce un indizio evidente del malessere presente nel settore. Il timore concreto riguardo alla possibilità che strumenti automatizzati possano rimpiazzarli generando vocalizzazioni mimetiche a costi inferiori ed evitando le normali difficoltà associate al lavoro umano appare decisamente fondato. Tuttavia, i contorni della questione si delineano con maggiore complessità rispetto a uno scontro netto tra esseri umani e macchine intelligenti; ciò che occorre esplorare ora è come integrare l’IA nel processo creativo senza compromettere quell’autenticità fondamentale offerta dall’interpretazione umana stessa—trovando parallelamente modalità efficaci per assicurare compensazioni adeguate per gli sforzi profusi.
A partire da settembre 2023, il sindacato SAG-AFTRA ha intrapreso vari scioperi intermittenti al fine di rivendicare salvaguardie legali contro l’uso improprio della tecnologia IA. La gamma delle preoccupazioni espresse è assai vasta: si va dall’impiego non autorizzato di voci e immagini in campagne pubblicitarie fraudolente alle carenze di trasparenza riguardanti l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei prodotti audiovisivi. Il sindacato richiede che venga chiaramente indicata la provenienza dei contenuti generati artificialmente rispetto a quelli realizzati con attori dal vivo. Inoltre, insiste sulla necessità di ricevere compensi economici equi e adeguati oltre a richiedere revisioni periodiche degli accordi in merito all’utilizzo della tecnologia IA.
Dalla crisi del doppiaggio al ruolo del Sound Design
La crisi del doppiaggio, tuttavia, non nasce con l’IA. Già a partire dagli anni ’70, con l’affermarsi di un cinema più “realista”, la presa diretta del suono sul set ha iniziato a erodere il ruolo del doppiaggio come momento di rielaborazione artistica. Autori come Federico Fellini, che considerava il doppiaggio un’opportunità per arricchire il film di nuovi significati, sono diventati un’eccezione. La globalizzazione, inoltre, ha uniformato i gusti del pubblico, privilegiando la fruizione in lingua originale con sottotitoli e relegando il doppiaggio a un ruolo marginale.
In questo contesto, l’IA potrebbe paradossalmente rappresentare un’opportunità per ripensare il processo di post-produzione in chiave artistica. La figura del sound designer, un vero e proprio “architetto del suono” capace di creare un’esperienza sonora immersiva e significativa, potrebbe assumere un ruolo centrale. Il sound designer non si limita a registrare e mixare i suoni, ma li elabora, li manipola e li integra con la musica per creare un’atmosfera, sottolineare un’emozione o raccontare una storia.
Nell’ambito creativo contemporaneo, l’intelligenza artificiale potrebbe rivelarsi un ausilio prezioso per i sound designer; essa consente infatti un’esplorazione innovativa e la realizzazione di composizioni sonore con maggiore complessità e raffinatezza.
Mario Maldesi, famoso nel campo del doppiaggio, descrive come fosse consuetudine per Stanley Kubrick procedere alla selezione personale delle voci italiane nei suoi film. Questo approccio conferisce al doppiaggio una dimensione non solo tecnica ma anche artistica. Prendendo ad esempio il caso della voce di Tom Cruise, presente in Eyes Wide Shut, essa non appartiene al suo tradizionale interprete vocale, bensì proviene dall’interpretazione straordinaria di Massimo Popolizio. Tale scelta illustra quanto il regista fosse meticoloso riguardo all’aspetto sonoro della sua opera cinematografica.
#ArtisticIntelligence: un movimento per la tutela dell’arte
L’ANAD (Associazione Nazionale Attori Doppiatori) ha introdotto il movimento #ArtisticIntelligence per mettere in luce quanto sia cruciale un impiego oculato delle tecnologie avanzate nel settore del doppiaggio oltre che nelle professioni artistiche. Attraverso questa iniziativa, l’associazione sollecita una dovuta protezione legislativa, affinché vi sia un insieme normativo preciso atto a salvaguardare le opere d’arte dalla possibilità d’abusi o appropriazioni illegittime. Si erge anche contro la tendenza a sostituire manodopera umana con sistemi automatizzati, chiedendo esplicitamente che le produzioni realizzate grazie all’intelligenza artificiale non possano accedere ai fondi pubblici cinema.
L’ANAD suggerisce altresì lo sviluppo scientifico per rendere la voce uno strumento biometrico in grado non solo d’identificare chi ne fa uso ma anche di combattere efficacemente contro quella microcriminalità legata ad usi abusivi della propria voce o immagine. Lo scopo principale è dunque tutelare quel valore intrinseco conosciuto come intelligenza artistica, che abbraccia la capacità umana d’interpretazione ed espressione emotiva mediante il ricorso alla propria voce ed alla gestualità corporea.
Il caso legato a Zenless Zone Zero, titolo videoludico noto per il cambio inaspettato dei doppiatori per certi personaggi, illustra chiaramente le criticità connesse all’adozione dell’intelligenza artificiale nel settore. La modifica è avvenuta senza alcun anticipo informativo e ha sollevato vivaci controversie nella comunità di giocatori, rivelando la necessità cruciale di promuovere una maggiore chiarezza e considerazione nei riguardi del lavoro svolto dai professionisti del doppiaggio.

Sostituisci TOREPLACE con: “Create an iconic image inspired by naturalistic and impressionistic art, using a warm and desaturated color palette. The image should metaphorically represent the conflict between a human voice actor, depicted as a vibrant, expressive figure with visible vocal cords and a microphone, and an AI voice generator, represented as a sleek, geometric machine with glowing circuits. The human figure should be reaching out, as if trying to protect their voice, while the AI machine looms, suggesting a technological takeover. The style should be simple and unified, easily understandable, and free of any text. The background should be abstract, hinting at a recording studio or a digital landscape.”
Verso un futuro di collaborazione tra uomo e macchina?
La sfida, dunque, non è quella di demonizzare l’IA, ma di capire come utilizzarla in modo intelligente e responsabile, valorizzando il contributo umano e preservando la ricchezza e la diversità delle espressioni artistiche. Come suggerisce l’ANAD, è necessario spostare il focus sulla capacità autoriale del doppiatore, sulla sua abilità di ricreare e ripensare il personaggio attraverso la voce, di riscriverlo, persino. In questo senso, il doppiatore può diventare un vero e proprio “doppiattore”, un artista capace di competere con i software nemici, risultando ancora più artificiale di questi.
La digitalizzazione dei canali televisivi, con la possibilità di scegliere tra diverse lingue e sottotitoli, ha indubbiamente cambiato il modo di fruire dei contenuti audiovisivi. Ma questo non significa che il doppiaggio debba essere considerato un’arte superata. Al contrario, il doppiaggio può reinventarsi, sfruttando le potenzialità dell’IA per creare esperienze sonore innovative e coinvolgenti, capaci di raggiungere un pubblico sempre più ampio e diversificato.
L’importanza di preservare l’anima dell’interpretazione
A chiusura della nostra disamina sulla vicenda dei doppiatori contrapposti all’intelligenza artificiale, emerge chiaramente che non si tratta meramente di aspetti lavorativi; essa rappresenta piuttosto una lotta significativa volta alla salvaguardia tanto dell’arte, quanto della cultura. Qui si gioca il destino dell’senso stesso dell’interpretazione: è essenziale assicurarsi che sia sempre presente quella vibrante voce umana capace di toccare emotivamente il pubblico – suscitando sentimenti intensi e inducendo alla riflessione. La prospettiva futura deve contemplare sinergie proficue tra uomo e macchina; insieme possono elaborare creazioni artistiche ogni giorno più straordinarie ed evocative.
Cari lettori:
Ispiriamoci ad approfondire uno dei cardini fondamentali nell’ambito della tecnologia avanzata conosciuta come intelligenza artificiale: il fenomeno del machine learning. Quest’approccio consente ai computer di progredire apprendendo dai propri dati operativi; ciò avviene senza necessità di specifiche programmabili iniziali da parte degli sviluppatori. In ambito doppiaggio, tale intelligenza artificiale può elaborarsi al fine di esaminare i lavori svolti da noti professionisti del settore caricandosi delle loro tecniche interpretative oltre alle loro delicatezze stilistiche. Tuttavia, resta da discutere se effettivamente essa sarà capace d’incarnare in maniera autentica quelle emozioni che solamente i veri artisti dotati di esperienza sono in grado di comunicare.
Qui si introduce un argomento di natura complessa: le reti neurali generative avversarie (GAN). Si tratta di strutture formate da due entità distinte—il generatore e il discriminatore—che possono avere applicazioni significative nel settore della sintesi vocale, conducendo alla creazione di timbri vocali artificiali con livelli senza precedenti di realismo e personalizzazione. La funzione del generatore consiste nella produzione di nuovi campioni vocali; al contrario, il compito del discriminatore è quello di discernere tra le produzioni artificiali e i dati audio autentici. Tale dinamica competitiva favorisce un costante affinamento delle produzioni sintetiche al punto che diventa sempre meno evidente la differenza rispetto alle esecuzioni umane vere. Tuttavia, rimane aperta una domanda cruciale: potrà mai la maestria tecnica rimpiazzare quel senso profondo d’autenticità che caratterizza l’interpretazione umana? Non ritenete opportuno considerare questa tematica?
Mah, io dico che i doppiatori si devono adeguare. Il mondo va avanti, la tecnologia pure. Se l’IA fa un lavoro simile a meno, è normale che le aziende la usino. Che vadano a fare un altro mestiere. Tanto poi nessuno si ricorda mai chi ha doppiato chi, contano gli attori veri!
Sono d’accordo che bisogna proteggere i posti di lavoro, ma non fermare il progresso! L’IA può essere un valido aiuto per i doppiatori, magari per i lavori meno importanti o per fare le prove. E poi, diciamocelo, certi doppiaggi sono proprio pessimi, magari l’IA li migliora pure…