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- Annuncio previsto alla WWDC di giugno 2024 per iOS 18: maggiore velocità di elaborazione e privacy.
- Utilizzo dei chip Apple Silicon, come gli M3 e gli A17 Pro, con tecnologia a 3 nanometri per un'AI avanzata on-device.
- Un approccio unico che potrebbe rendere l'AI di Apple un vero assistente personale, rispettoso della privacy.
Apple sta lavorando a un modello linguistico di grandi dimensioni (LLM) che funzionerà esclusivamente “on device”, cioè direttamente sui dispositivi degli utenti senza passare per il cloud. Questa soluzione, che verrà probabilmente annunciata alla WWDC di giugno 2024 come parte di iOS 18, promette di offrire maggiore velocità di elaborazione e privacy rispetto ai servizi di intelligenza artificiale esistenti.
A differenza di aziende come OpenAI e Google, che hanno già lanciato le loro soluzioni basate sul cloud, l’approccio di Apple presenta vantaggi e svantaggi. Se da un lato le funzionalità AI potrebbero essere meno potenti non avendo a disposizione enormi server farm, dall’altro lato l’esecuzione locale garantirebbe risposte più immediate e la possibilità di funzionare anche offline, in assenza di connettività.
Apple sembra voler puntare su funzionalità AI mirate ad attività quotidiane utili per gli utenti, integrando l’intelligenza artificiale in modo capillare nel sistema operativo. Tutte le richieste e le risposte rimarrebbero confinate sul dispositivo, tutelando maggiormente la privacy rispetto ai sistemi cloud-based che inviano i dati ai server remoti.
L’intelligenza artificiale di Apple sfrutterà i chip della serie Apple Silicon
Per rendere possibile un’intelligenza artificiale locale così avanzata, Apple potrà contare sui suoi chip della serie Apple Silicon. I SoC (System on a Chip) progettati internamente, come gli M3 e gli A17 Pro realizzati con tecnologia a 3 nanometri, integrano sempre più neural engine specializzati per le operazioni di intelligenza artificiale.
Grazie al controllo sull’hardware, Apple può ottimizzare i propri chip per gestire i carichi di lavoro dell’AI in modo efficiente, senza surriscaldamenti eccessivi o consumi di batteria proibitivi. Questa personalizzazione spinta dei processori rappresenta un vantaggio competitivo rispetto ai produttori di chip più generalisti.
L’obiettivo di Apple è spostare buona parte dell’addestramento e dell’esecuzione dei calcoli dell’AI là dove risiedono i dati degli utenti, cioè sui loro dispositivi. In questo modo, l’intelligenza artificiale diventerebbe un vero assistente personale al servizio del singolo, anziché una piattaforma che raccoglie informazioni per altri scopi.
La sfida di Apple: un’AI potente ma rispettosa della privacy
Nonostante il ritardo accumulato nel campo dell’intelligenza artificiale rispetto alla concorrenza, Apple punta a recuperare terreno rimanendo coerente con i propri princìpi, in particolare la tutela della privacy degli utenti. Se ci riuscirà, potrebbe persino superare gli altri proponendo un approccio unico e distintivo.
L’intelligenza artificiale “Made in Cupertino” dovrebbe essere trasversale a tutti i prodotti dell’azienda: non solo iPhone e iPad, ma anche Mac, HomePod, Apple Watch, AirPods e persino i visori Apple Vision. L’idea è di avere un’AI pervasiva ma al tempo stesso confinata all’interno dell’ecosistema personale di ciascun utente.
La sfida per Apple sarà creare un’intelligenza artificiale potente e capace come quelle dei concorrenti basate sul cloud, pur gestendola interamente in locale sui dispositivi. Se il progetto avrà successo, potrebbe rappresentare il vero capolavoro dell’era Tim Cook, facendo dell’AI un elemento distintivo e coerente con i valori di Apple.
Bullet Executive Summary
L’intelligenza artificiale on-device su cui sta lavorando Apple rappresenta un approccio innovativo che coniuga potenza di elaborazione e tutela della privacy. Sfruttando i neural engine dei chip Apple Silicon, l’azienda punta a offrire un’AI trasversale a tutti i suoi prodotti, capace di funzionare in locale senza dipendere dal cloud.
Questo paradigma solleva interessanti riflessioni sul futuro dell’intelligenza artificiale. Sarà possibile avere chatbot e assistenti virtuali evoluti come quelli attuali, ma completamente rispettosi dei dati personali degli utenti? L’AI potrà spingersi oltre il semplice riconoscimento di pattern e l’elaborazione del linguaggio naturale, arrivando a comprendere il contesto e le intenzioni di chi la utilizza?
Il progetto di Apple rappresenta una scommessa ambiziosa e stimolante. Se avrà successo, potrebbe ridefinire il modo in cui interagiamo con l’intelligenza artificiale nella nostra quotidianità, rendendola davvero al servizio delle persone anziché delle piattaforme. Non resta che attendere i prossimi sviluppi per capire se la visione di Tim Cook si concretizzerà.