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Settant’anni dopo, le IA superano il Test di Turing? Ecco cosa abbiamo scoperto

Recenti studi dell'Università della California rivelano che le moderne IA possono ingannare gli esseri umani in alcuni contesti. Scopriamo cosa significa per il futuro dell'intelligenza artificiale.
  • Il recente studio dell'Università della California ha mostrato che ChatGPT-4 ha raggiunto un tasso di convincimento del 50% tra i partecipanti umani.
  • Confrontando i modelli, ELIZA degli anni '60 ha ottenuto un tasso di convinzione del 22%, evidenziando i progressi significativi nella fluidità e sensibilità contestuale delle moderne IA.
  • Le IA moderne come ChatGPT possono ora identificare varianti della depressione, suggerendo potenziali applicazioni future nella comprensione e trattamento delle malattie mentali.

Nel 1950, Alan Turing propose il celebre “Test di Turing”, un esperimento in cui una macchina, interagendo con un interrogatore umano, tenta di convincerlo di essere una persona. Dopo 74 anni, siamo vicini a una risposta definitiva. Recenti studi dell’Università della California suggeriscono che le intelligenze artificiali moderne possano ingannare gli esseri umani in alcuni contesti. Questo fenomeno solleva interrogativi sull’evoluzione dell’IA e sulle percezioni di intelligenza dell’umanità.

Alan Turing concepì il test come una misurazione dell’intelligenza, ma molti critici hanno sollevato dubbi sulla sua validità nel valutare la vera comprensione e coscienza. Gli esseri umani hanno una tendenza a proiettare attributi umani su oggetti e fenomeni non umani, un fenomeno noto come antropomorfizzazione. In un recente studio, ChatGPT-4 ha raggiunto un tasso di convincimento del 50% tra i partecipanti umani, un risultato significativo ma lontano dall’essere definitivo. I modelli sono stati confrontati con ELIZA, una delle prime IA degli anni ’60 sviluppata al MIT, che ha ottenuto un modesto tasso di convinzione del 22%.

Secondo Nell Watson, esperto di intelligenza artificiale dell’IEEE, ELIZA era limitata da risposte predefinite, mentre le moderne IA come ChatGPT offrono conversazioni più fluide e contestualmente sensibili. Questo progresso solleva la questione se ChatGPT abbia superato il Test di Turing, almeno in parte. I risultati suggeriscono che il Test di Turing potrebbe non essere una misura definitiva di intelligenza e coscienza, ma piuttosto un indicatore probabilistico. I partecipanti al test tendono a concentrarsi su elementi di stile linguistico e capacità di interazione socio-emotiva, anziché su conoscenze e ragionamenti formali.

L’evoluzione delle IA e delle concezioni di “intelligente” e “umano” è evidente. Studi recenti hanno dimostrato che le IA possono aiutare a identificare varianti della depressione, suggerendo potenziali applicazioni future nella comprensione e nel trattamento delle malattie mentali.

Moriva 70 anni fa l’uomo che con una domanda cambiò la storia: Alan Turing

Settant’anni fa, moriva in modo orribile e fiabesco – mordendo una mela avvelenata autoprodotta – una persona che, ponendosi una semplice domanda, cambiò il mondo: Alan Turing. La domanda era: “Le macchine possono pensare?” Formulata in un articolo sulla rivista “Mind” nell’ottobre 1950, Turing, con i suoi computer, aiutò a decriptare la macchina Enigma dei tedeschi, permettendo al centro di Bletchley Park di decifrare 84 mila codici nazisti al mese.

Risalendo a quel quesito, troviamo l’impostazione del pensiero e la genesi dell’intelligenza artificiale, un termine che comparirà per la prima volta sei anni dopo ad opera di John McCarthy, professore di Stanford. Riprendendo il pensiero di Turing, ritroviamo tutto e di più: prima del 1950, aveva pubblicato un paper scientifico sulla “Intelligent Machinery”, connettendo il concetto di intelligenza al mondo dei computer.

La storia di Turing è nota, ma gli anniversari non aggiungono molto, salvo diventare l’occasione per porsi altre domande. Il destino dell’articolo di Turing, come molti libri, è essere citato spesso, ma non letto altrettanto spesso. Tuttavia, l’eredità di quella domanda sembra oggi essere un grande senso confuso di ansia. Vale la pena di prendersi mezz’ora per ri-leggerlo.

Turing non trovava sensato sviluppare una “pelle artificiale” per nascondere le fattezze dei computer e confondere gli esseri umani. Nel 1982, Ridley Scott immagina questo in “Blade Runner”, riprendendo il tema di Philip Dick: replicanti mimetizzati tra le persone per scovarli con il test Voight-Kampff. Queste domande necessarie per smascherare i replicanti sono una grande intuizione scientifica di Turing, che dall’inizio dell’articolo conveniva che “le macchine possono pensare?” è una domanda che non si può porre senza prima rendere univoci i termini “macchina” e “pensiero”.

Machina sapiens

Nel 1950, Alan Turing, trentottenne, lanciava la creazione e lo sviluppo delle macchine intelligenti con la domanda: “Le macchine possono pensare?”. Nel 2023, GPT-4 può risolvere compiti nuovi e difficili dalla matematica alla programmazione, visione, medicina, diritto, psicologia e altro ancora, con prestazioni vicine a quelle a livello umano. Le ultime dichiarazioni estratte da un rapporto sull’applicazione dell’intelligenza artificiale creata da OpenAI confermano che l’affermazione di Turing, padre dell’informatica, trova riscontro.

Modelli di linguaggio come quelli creati da OpenAI e Gemini Bard, sviluppato da Google, sono oggi a disposizione di chiunque. Come predetto da un altro genio, Arthur C. Clarke, “Ogni tecnologia avanzata è indistinguibile dalla magia”. Dialogare con naturalezza senza sorprese con entità aliene, che possiamo definire machina sapiens, è ormai una realtà. Queste macchine sorprendono per la loro intelligenza.

Mentre gli umani sono impegnati a far apprendere alle macchine specifiche capacità, altre ne sorgono spontaneamente. Questo scenario inquietante ci porta a ripensare alla domanda perturbante posta da Turing: le macchine, comprese e adottate le capacità umane di pensare, ruberanno il segreto della conoscenza? Supereranno i nostri limiti? Per rispondere non basta imparare i linguaggi delle scienze informatiche o progettare processori. Capire il meccanismo matematico dietro ChatGPT e simili non chiarisce il funzionamento della loro intelligenza: multiforme, quasi oracolare, diversa. Diversa da noi.

L’incontro con “macchine sapienti” non è evitabile. Nello Cristianini suggerisce che il profilo del mondo cambia rapidamente e che è un momento storico da vivere intensamente, senza paura. Non è saggio temere le minacce delle intelligenze artificiali: Machina Sapiens è un racconto denso di storie, a partire da quella di Alan Turing. Il libro adotta una forma grafica saggistica divulgativa: evidenziazioni, riquadri, rientri, creando ordine e guidando la lettura attraverso momenti riflessivi e leggeri.

Bullet Executive Summary

La domanda che Alan Turing pose nel 1950, “Le macchine possono pensare?”, continua a risuonare oggi, mentre le intelligenze artificiali moderne come ChatGPT-4 raggiungono tassi di convincimento significativi tra gli esseri umani. Tuttavia, il Test di Turing potrebbe non essere la misura definitiva di intelligenza e coscienza, ma piuttosto un indicatore probabilistico. L’evoluzione delle IA e delle concezioni di “intelligente” e “umano” è evidente, con potenziali applicazioni future nella comprensione e nel trattamento delle malattie mentali.

La storia di Alan Turing e la sua eredità ci ricordano che la conoscenza non è un bivio con due soluzioni chiuse, ma un viaggio in equilibrio sulle sfumature più sottili. Le macchine sapienti, come GPT-4 e Bard, ci pongono di fronte a nuove sfide e opportunità, suggerendo che il profilo del mondo cambia rapidamente e che è un momento storico da vivere intensamente, senza paura.

Nozione base di intelligenza artificiale: Il Test di Turing è un esperimento che misura la capacità di una macchina di esibire un comportamento intelligente indistinguibile da quello di un essere umano.

Nozione avanzata di intelligenza artificiale: L’apprendimento automatico, una sottocategoria dell’IA, permette alle macchine di migliorare le loro prestazioni su compiti specifici attraverso l’esperienza, senza essere esplicitamente programmate per ogni singolo compito.

In conclusione, la riflessione su queste tematiche ci invita a considerare non solo i progressi tecnologici, ma anche le implicazioni etiche e filosofiche di vivere in un mondo sempre più interconnesso con le intelligenze artificiali.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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