Lavoratori digitali dell’IA: le condizioni che non conosci

L’intelligenza artificiale (IA) ha rivoluzionato il mondo del lavoro, introducendo nuove dinamiche e sfide che richiedono un’analisi approfondita. Questo articolo esplora il ruolo degli istruttori di IA, i cosiddetti “proletari digitali”, e le implicazioni etiche e sociali del loro lavoro. Si tratta di una questione di grande rilevanza nel panorama moderno dell’intelligenza artificiale, poiché mette in luce le condizioni lavorative di coloro che, dietro le quinte, rendono possibile il funzionamento di sofisticati algoritmi e sistemi automatizzati.

I Proletari dell’Intelligenza Artificiale

Come fa un sito di commercio online a restituirci risultati corrispondenti a “maglia verde in seta”? Come fa un’auto a guida autonoma a riconoscere un pedone e non investirlo? La risposta è una: l’intelligenza artificiale ha bisogno di essere addestrata da esseri umani. Questi istruttori, spesso chiamati data labelers o etichettatori di dati, svolgono mansioni semplici ma fondamentali, come etichettare dati, descrivere immagini, trascrivere testi e fare piccole traduzioni. Senza il loro intervento, l’IA non sarebbe in grado di operare correttamente.

Antonio Casilli, professore di sociologia al Telecom Paris, spiega: “Per funzionare, creare un piccolo filtro di TikTok o un software come ChatGPT, c’è bisogno di masse enormi di dati che devono essere trattati e preaddestrati”. Tuttavia, il lavoro di preaddestramento è spesso sottovalutato e mal pagato. Casilli ha intervistato circa quattromila persone in venti paesi, scoprendo che molte di queste sono pagate solo 0,001 dollari per ogni azione svolta.

Le Condizioni di Lavoro

Il lavoro degli istruttori di IA è spesso svolto in paesi a basso reddito, dove diventa economicamente interessante svolgere compiti pagati male. In Venezuela, ad esempio, l’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, e guadagnare qualche dollaro in più facendo microtask per l’intelligenza artificiale rappresenta una prospettiva allettante. Tuttavia, le condizioni di lavoro sono spesso terribili. Casilli racconta di una casa in Madagascar trasformata in una fabbrica di dati, con almeno 120 persone che lavoravano giorno e notte in condizioni igieniche precarie.

Oltre alla paga bassissima, un altro problema sottovalutato è costituito dai traumi psicologici a cui sono sottoposti i lavoratori. Molti di loro devono moderare contenuti social network tossici, violenti o sessualmente degradanti, con conseguenze psicologiche devastanti. Simone Robutti, cofondatore della Tech Workers Coalition, spiega: “Molte persone che fanno questo lavoro hanno problemi di salute e non possono muoversi da casa. Sono ulteriormente ricattabili”.

Il Paradosso dell’IA

L’intelligenza artificiale promette di liberare l’umanità dai lavori meno gratificanti, ma sta creando un nuovo tipo di lavoro alienante e sottopagato. Questo paradosso è evidente nel mestiere dell’etichettatore, che deve ripetere migliaia di volte la stessa azione per pochi centesimi. L’IA attuale si basa principalmente sul deep learning, un metodo che richiede enormi quantità di dati etichettati per funzionare correttamente. Questo ha portato alla nascita di piattaforme come Amazon Mechanical Turk, che reclutano lavoratori per svolgere questi compiti.

David Autor, professore di economia al MIT, esprime preoccupazione per il cambiamento nella composizione dei posti di lavoro: “Il rischio è che l’intelligenza artificiale ridurrà il valore di molte competenze e renderà il lavoro più mercificato”. Questo potrebbe portare a una progressiva precarizzazione del lavoro, con un aumento dei contratti esterni e una diminuzione della sicurezza lavorativa.

Bullet Executive Summary

L’intelligenza artificiale ha bisogno di esseri umani per essere addestrata, e questi lavoratori, spesso invisibili, svolgono un ruolo cruciale ma sottovalutato. Le loro condizioni di lavoro sono spesso terribili, con paghe bassissime e traumi psicologici. Questo paradosso mette in luce le contraddizioni dell’IA moderna, che promette di liberare l’umanità dai lavori meno gratificanti ma sta creando un nuovo tipo di lavoro alienante.

L’intelligenza artificiale si basa su tecniche di apprendimento supervisionato, che richiedono enormi quantità di dati etichettati. Tuttavia, uno degli obiettivi futuri è sviluppare tecniche di apprendimento non supervisionato, che permettano ai modelli di apprendere dai dati senza bisogno di etichettatura umana. Questo potrebbe ridurre la dipendenza dai lavoratori digitali, ma è ancora una sfida tecnologica significativa.

In conclusione, l’intelligenza artificiale rappresenta una rivoluzione tecnologica con enormi potenzialità, ma anche con grandi sfide etiche e sociali. È fondamentale riconoscere il lavoro degli istruttori di IA e migliorare le loro condizioni lavorative, per garantire che questa tecnologia possa davvero portare benefici a tutta l’umanità.