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Può l’intelligenza artificiale davvero sostituire l’intelligenza umana?

Esploriamo le implicazioni filosofiche, etiche e pratiche della IA nel contesto moderno e scopriamo perché l'intelligenza umana resta unica.
  • L'intelligenza artificiale è stata coniata nel 1950 da John McCarthy, vincitore del premio Turing nel 1971.
  • L'IA moderna include sistemi come ChatGPT e Seenapse, utilizzati quotidianamente da milioni di persone.
  • Luciano Floridi descrive la quarta rivoluzione digitale come l'ultima delle quattro umiliazioni umane, che sfida il concetto dell'uomo come essere intelligente senza eguali.
  • Secondo Antonio Damasio, l'intelligenza umana si sviluppa attraverso le esperienze corporee, mentre l'IA rimane priva di un corpo e del godimento umano.

L’intelligenza artificiale (IA) è un tema che suscita un dibattito acceso e variegato, coinvolgendo capi di Stato, esperti di tecnologia, comunità di ricerca, mondo accademico e società civile. La questione centrale è se l’IA possa mai realmente sostituire l’intelligenza umana. Questo articolo esplora le diverse sfaccettature di questa domanda, analizzando le implicazioni filosofiche, etiche e pratiche dell’IA nel contesto moderno.

Cosa intendiamo per Intelligenza Artificiale

Il termine “intelligenza artificiale” è stato coniato a metà degli anni Cinquanta dall’informatico statunitense John McCarthy, vincitore del premio Turing nel 1971. Tuttavia, non è semplice circoscrivere cosa rientri esattamente nel novero dell’IA. Formati immediati e comuni di intelligenza artificiale sono ChatGPT, inventata da Sam Altman, e Seenapse, che suggerisce idee creative per rendere un programma pubblicitario convincente. Quasi tutti utilizziamo altre forme di IA come l’assistente virtuale domestico e l’assistente vocale dei nostri smartphone.

Le tecniche di IA si basano sull’opportunità offerta dall’informatica moderna di scrivere programmi che replicano il funzionamento della nostra mente. Attualmente, sappiamo inventare sistemi che apprendono dall’esperienza, come descritto nel famoso libro dello psicoanalista inglese Bion. Questi sistemi non si limitano a osservare la realtà ma la interpretano, come farebbe una persona. Tuttavia, è importante sottolineare che, nonostante i progressi, l’IA non può ancora replicare l’essenza dell’intelligenza umana.

Le Quattro Rivoluzioni che Spodestano l’Io

Luciano Floridi ha coniato il termine “onlife” per descrivere la differenza fra vita online e vita offline. Egli parla della quarta rivoluzione, successiva alle tre “umiliazioni” umane descritte da Freud. La rivoluzione cosmologica copernicana ci ha spodestato dall’idea della Terra come centro dell’universo, scoprendo che al centro del sistema solare è il Sole. La sovversione biologica darwiniana ha mostrato che l’uomo è frutto dell’evoluzione animale e non una creazione a immagine di Dio. La terza rivoluzione, alla scoperta del desiderio inconscio da parte di Freud, ha ribaltato il cogito ergo sum cartesiano, dimostrando che l’inconscio orienta la nostra mente ed esistenza.

La quarta rivoluzione, indotta dal digitale, sovverte l’illusione dell’uomo come essere intelligente senza eguali. La macchina di Turing, il computer, ci supera nel processare informazioni, dimostrando che non siamo più gli indiscussi proprietari della capacità di agire in modo intelligente.

Il Ruolo del Corpo nell’Apprendimento e Sviluppo dell’Intelligenza

Una differenza fondamentale tra intelligenza artificiale e intelligenza umana sta nel ruolo del corpo nell’apprendimento e nello sviluppo dell’intelligenza. Secondo il neurologo e psicologo portoghese Antonio Damasio, un bambino sviluppa intelligenza imparando dalle esperienze corporee. Ad esempio, impara a tenersi a distanza da fonti di calore elevato dopo essersi scottato, o apprende la capacità di stare in equilibrio dopo aver giocato al girotondo.

Un dispositivo tecnologico, per quanto dotato di IA, rimarrà sempre privo di corpo e del godimento intrinseco al corpo umano. Secondo Lacan, il corpo umano è caratterizzato dal godimento in svariate forme singolari. La studiosa inglese Isabel Millar dell’Università del Kent ha posto nel suo libro sull’intelligenza artificiale il provocatorio interrogativo: “Gode?”. Le macchine possono ampliare le conoscenze umane ma rimangono sprovviste dell’esperienza del godimento, che è propria solo dell’essere parlante.

La Componente Affettiva

Molto rilevante è la componente affettiva, sempre in gioco nell’acquisizione di nozioni e nel potenziamento delle capacità. Questa componente si percepisce quando l’intelligenza si articola con il campo dell’amore. Ad esempio, un allievo scolastico ottiene riscontri validi quando ha un docente che gli ispira simpatia, mentre avrà un calo del rendimento scolastico se c’è un clima di tensione o pressione con quell’insegnante.

Un dispositivo dotato di IA, per quanto avanzato, è comunque inventato e programmato da individui umani, anche a livello affettivo. Celebre è la raffigurazione cinematografica dei replicanti nel film “Blade Runner” di Ridley Scott, che acquisiscono emozioni e affetti umani, terminando con una delle frasi più iconiche del cinema: “Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi…”.

Conclusioni

Le due forme di intelligenza, quella artificiale e quella umana, rimarranno sempre diverse. La tesi fondamentale è che l’intelligenza umana non potrà mai essere completamente sostituita da quella artificiale. Matteo Pasquinelli, professore di filosofia della scienza a Cà Foscari a Venezia, sottolinea che i timori relativi all’intelligenza artificiale sono dovuti a forme di fallacia logica nell’attribuirle ingenue analogie con la volontà umana, minacciosa e persecutoria.

Bullet Executive Summary

In sintesi, l’intelligenza artificiale rappresenta una rivoluzione tecnologica che ha il potenziale di trasformare radicalmente la nostra società. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che l’IA non può replicare l’essenza dell’intelligenza umana, che include la coscienza di sé, il libero arbitrio, il dubbio e i sentimenti. La componente affettiva e il ruolo del corpo nell’apprendimento e nello sviluppo dell’intelligenza sono aspetti che l’IA non potrà mai replicare.

Una nozione base di intelligenza artificiale correlata al tema principale dell’articolo è il concetto di machine learning, che permette ai sistemi di IA di apprendere dai dati e migliorare nel tempo. Una nozione avanzata è il deep learning, una sottocategoria del machine learning che utilizza reti neurali artificiali per analizzare dati complessi e fare previsioni accurate.

In conclusione, mentre l’IA può arricchire enormemente le nostre conoscenze e capacità, è essenziale mantenere una visione equilibrata e critica del suo sviluppo, riconoscendo il valore unico dell’intelligenza umana.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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