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Lattice e l’integrazione dei colleghi digitali: cosa è successo davvero?

Scopri come la società di software Lattice ha tentato di rivoluzionare il mondo del lavoro assumendo chatbot e assistenti virtuali, e perché ha dovuto fare marcia indietro.
  • Il 9 luglio 2024, Lattice ha annunciato l'assunzione di chatbot come dipendenti ufficiali.
  • La reazione negativa sul web ha costretto l'azienda a fare marcia indietro il 12 luglio.
  • Aziende come Salesforce e startup come Cognition.ai utilizzano già assistenti virtuali per supportare il lavoro umano.

Immaginate di andare al lavoro e conoscere nuovi colleghi. Una stranezza, se non si trattasse di programmi con intelligenza artificiale. Questa è la realtà proposta da Lattice, una società statunitense di software, che ha annunciato di aver assunto e messo sotto contratto chatbot e assistenti virtuali come se fossero impiegati. I lavoratori digitali sarebbero stati integrati nella piattaforma aziendale, ricevendo formazione, obiettivi e metriche di prestazione dai manager, come qualsiasi altro dipendente umano. Tuttavia, le reazioni negative sul web hanno fatto marcia indietro all’azienda, e l’arrivo dei colleghi digitali sembra rimandato.

Dettagli dell’Iniziativa di Lattice

Il 9 luglio 2024, il CEO di Lattice, Sarah Franklin, ha dichiarato che la sua azienda sarebbe stata la prima a inserire lavoratori digitali nei registri ufficiali come dipendenti. Franklin ha spiegato che l’integrazione dei lavoratori digitali prevedeva un onboarding iniziale, l’assegnazione di obiettivi e metriche di performance, e l’accesso ai sistemi di gestione del personale. L’iniziativa mirava a trattare gli agenti con intelligenza artificiale come veri dipendenti. “Oggi Lattice è all’avanguardia nell’impiego responsabile dell’AI – spiega il CEO -. Dobbiamo impiegare la tecnologia con la stessa responsabilità con cui impieghiamo le persone, dando a tutti la possibilità di prosperare lavorando insieme. Affrontiamo l’ascesa del lavoratore digitale ponendo al centro trasparenza, responsabilità e successo delle persone”.

In pratica, la ditta, che commercializza programmi per l’analisi dei dati gestionali per le imprese, si impegnava a contrattualizzare software tecnologici come dipendenti. Avatar e chatbot realizzati da Lattice, come Devin, Harvey l’avvocato, Einstein del servizio clienti e Piper l’agente di vendita, creati per aiutare a gestire i clienti, sarebbero entrati ufficialmente nella forza lavoro di Lattice, diventando colleghi dei dipendenti assunti. Tuttavia, non sono veri lavoratori. Questi bot, alimentati dall’intelligenza artificiale, sono stati implementati anche da altre aziende, come Salesforce e startup come Cognition.ai e Qualified, per aiutare gli umani nel lavoro. Gli assistenti virtuali stanno facendo il loro ingresso in diversi campi lavorativi, dal settore medico agli studi legali.

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Proteste e Critiche contro l’Intelligenza Artificiale

Il passaggio da strumenti di sostegno a colleghi digitali non è stato ben accolto. L’annuncio di Franklin ha suscitato una forte reazione negativa. Su LinkedIn, figure nel settore delle risorse umane e della tecnologia hanno espresso preoccupazioni e critiche, riportate anche dal quotidiano Guardian. Amanda Halle, professionista delle risorse umane, ha scritto che sono stati saltati diversi passaggi nell’implementazione di questa tecnologia. Sawyer Middeleer, CEO della startup Aomni, ha affermato che la strategia e il messaggio di Lattice mancavano il bersaglio, insinuando che trattare gli agenti AI come dipendenti disumanizzasse i lavoratori reali, trattandoli come risorse da ottimizzare e confrontare con macchine.

A seguito delle critiche, Lattice ha fatto marcia indietro. Il 12 luglio, tre giorni dopo l’annuncio, la ditta ha pubblicato un aggiornamento in cui dichiarava di non aver proseguito con l’integrazione dei lavoratori digitali nella forza lavoro. Franklin ha riconosciuto che l’innovazione aveva suscitato conversazioni negative e domande senza risposte chiare. Ha affermato che Lattice continuerà a lavorare con i clienti sull’uso responsabile dell’intelligenza artificiale, ma non procederà con l’iniziativa di assunzione di lavoratori digitali. Sebbene l’AI abbia il potenziale per automatizzare compiti ripetitivi e migliorare l’efficienza degli umani, restano preoccupazioni etiche e pratiche legate alla tecnologia. La rapida retromarcia dell’azienda evidenzia l’importanza di un approccio ponderato e graduale nell’integrazione dell’intelligenza artificiale nel luogo di lavoro, con implicazioni per i dipendenti umani che devono essere considerate e gestite.

Onboarding dei Neoassunti: Un Processo Cruciale

L’onboarding rappresenta un’opportunità per accogliere nuovi dipendenti aziendali in modo efficace ed efficiente, garantendo loro successo all’interno dell’organizzazione nel lungo termine. L’onboarding aziendale ha l’obiettivo di far sentire i nuovi dipendenti ben accolti e parte integrante dell’azienda. Questo processo non è limitato al primo giorno di lavoro, ma si estende per un periodo di tempo che può variare da alcune settimane a diversi mesi.

L’onboarding può assumere molte forme e dipende dalle esigenze dell’azienda. Le attività, nel digital onboarding, possono includere l’organizzazione di tour dell’ufficio, la presentazione dei colleghi, e la fornitura di informazioni sulle politiche aziendali e sui benefit offerti. Per garantire un onboarding efficace, le aziende dovrebbero pianificare in anticipo e coinvolgere tutti i dipartimenti interessati. È importante avere una persona dedicata all’onboarding, che guidi il nuovo dipendente attraverso il processo e risponda alle domande.

Un processo di onboarding ben strutturato consente di fornire informazioni fondamentali riguardo alle politiche e alle procedure dell’azienda, evitando errori. L’onboarding è un’opportunità per creare un senso di appartenenza e fiducia nell’azienda. Un nuovo dipendente che si sente accolto e supportato sarà motivato a dare il massimo nel lavoro. La durata dell’onboarding può variare in base alle esigenze dell’azienda e alla complessità del ruolo del nuovo dipendente. Si parla di un periodo che va dalle 2 alle 6 settimane, ma in alcune aziende può durare anche diversi mesi.

Durante il periodo di onboarding, il nuovo dipendente viene introdotto al team e alla cultura aziendale, formato sulle procedure e i processi interni, affiancato da un collega esperto per apprendere le competenze necessarie per il lavoro e supportato nella conoscenza dei software e delle tecnologie utilizzate dall’azienda. L’onboarding non si limita alla fase iniziale dell’assunzione, ma può essere suddiviso in diverse fasi nei primi mesi di lavoro. Ad esempio, dopo la prima settimana di lavoro è previsto un primo colloquio per verificare l’avanzamento del processo di integrazione, o dopo il primo mese un incontro con il responsabile per valutare il periodo di prova.

Smart Working e Relazioni tra Colleghi

Tutti, una volta, hanno vissuto l’esperienza del collega che salva la giornata. È capitato di vivere tensioni sul luogo lavorativo a causa di una scarsa sinergia nel team. Le relazioni tra colleghi possono essere influenzate da diverse variabili: il contesto organizzativo, la cultura aziendale, l’umore del singolo individuo o del manager, e la quantità e qualità del tempo vissuto all’interno dell’azienda. Ma come è cambiata la relazione con la diffusione dello smart working?

Ascolto, confronto e dialogo restano alla base delle relazioni tra colleghi e manager aziendale, sia sul luogo di lavoro che a distanza fisica. Ogni parte dell’ingranaggio e ogni momento valorizzato ha riscontri positivi. Alfonso Fuggetta, direttore del Cefriel, Centro di Innovazione Digitale di Milano, sostiene che “è doveroso sfruttare gli elementi di flessibilità che il digitale consente, ma in azienda conta anche la chiacchierata davanti alla macchinetta del caffè, il rapporto diretto, di persona, che aiuta la relazione tra colleghi”. Steve Jobs sosteneva che ogni momento della giornata può portare un’idea geniale, anche la pausa pranzo tra colleghi.

Diversi studi hanno dimostrato l’importanza di questi momenti e dei rapporti amichevoli nell’ambiente di lavoro, più rilevanti degli incentivi economici e dei benefit aziendali. Creare un’atmosfera amichevole concorre a supportare in situazioni di necessità, stress, prestazioni e engagement, riducendo conflitti e tensioni. Una ricerca di Schinoff dell’Arizona State University nel 2017 conferma l’importanza degli incontri dal vivo. Lo studio evidenzia che non è importante collezionare momenti con i colleghi, ma soprattutto l’intensità, la capacità empatica e la reale profondità dei legami che possono reggere la distanza caratterizzante lo smart working.

Tuttavia, gli ostacoli nelle relazioni tra colleghi in smart working possono essere: la limitata possibilità di condividere la sfera privata sul luogo di lavoro, meno contatti diretti e opportunità di conoscersi di persona, e la mancanza di comunicazione non verbale. Per aggirare questi ostacoli esistono soluzioni attuabili: gli strumenti tecnologici del lavoro agile possono diventare utili per attuare meeting virtuali, non solo a scopi produttivi. Si possono creare pause comuni attraverso l’uso della webcam e momenti di formazione “giocosi”.

Bullet Executive Summary

In conclusione, l’integrazione dei colleghi digitali nel mondo del lavoro rappresenta una frontiera innovativa e complessa. La rapida retromarcia di Lattice evidenzia quanto sia cruciale un approccio ponderato e graduale nell’introduzione dell’intelligenza artificiale nei contesti lavorativi. L’onboarding, sia per i dipendenti umani che per quelli digitali, rimane un processo fondamentale per garantire un’integrazione efficace e produttiva. Le relazioni interpersonali, anche in un contesto di smart working, continuano a giocare un ruolo essenziale nel benessere e nella produttività dei team.

Per chi è nuovo al concetto, l’intelligenza artificiale (AI) è una branca dell’informatica che si occupa della creazione di macchine capaci di eseguire compiti che normalmente richiedono intelligenza umana, come il riconoscimento vocale, la traduzione linguistica e la percezione visiva. Un aspetto avanzato dell’AI è il machine learning, una tecnica che permette alle macchine di apprendere dai dati e migliorare le proprie prestazioni nel tempo senza essere esplicitamente programmate.

Riflettendo su questi temi, è evidente che l’integrazione dell’AI nel mondo del lavoro non è solo una questione tecnologica, ma anche etica e sociale. Come possiamo bilanciare l’efficienza e l’innovazione con il rispetto e il benessere dei lavoratori umani? Questa è una domanda che merita una riflessione profonda e continua.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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